Il più noto tra i DSA è la Dislessia. Con questo termine si fa riferimento a una difficoltà che riguarda la capacità di leggere in modo corretto e fluente. Si parla più specificatamente di Dislessia Evolutiva (D.E.) poiché ci si riferisce alla difficoltà di automatizzare il processo di acquisizione della letto-scrittura nel corso dell'alfabetizzazione scolastica (differenziandola dalla Dislessia Acquisita in seguito ad evento traumatico). Si definisce evolutiva anche perché con il tempo il disturbo si modifica e con il giusto allenamento può anche migliorare.
E' stimato che, in Italia, la dislessia evolutiva coinvolga in media il 4-5% della popolazione scolastica.
E' stimato che, in Italia, la dislessia evolutiva coinvolga in media il 4-5% della popolazione scolastica.
Bisogni Educativi Speciali si possono individuare in tutti quei problemi che si riflettono sull'apprendimento e in tutti quegli apprendimenti che risultano problematici.I bambini e i ragazzi con tali bisogni necessitano di attenzione didattica particolare.
Il Decreto Ministeriale MIUR del 27/12/2012, riportato in parte qui sotto, spiega in maniera efficace le caratteristiche dei BES. L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento (DSA), disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Queste diverse problematiche vengono racchiuse nell'area dei Bisogni Educativi Speciali (in altri paesi europei: Special Educational Needs). Per “disturbi evolutivi specifici” si intende, oltre i DSA, anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, quelli dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD) e il funzionamento intellettivo limite (FIL) che può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico. Tutte queste differenti problematiche, ricomprese nei disturbi evolutivi specifici, non vengono certificate ai sensi della legge 104/92, non dando conseguentemente diritto alle misure previste dalla stessa legge quadro, e tra queste, all’insegnante per il sostegno. Necessitano però di specifica attenzione e di percorsi di studio personalizzati. Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali (BES): o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta (fonte: D.M. MIUR 27/12/2012). |
QUALI SONO I "SEGNALI" ?
IN ETA' PRESCOLARE: ALL'INIZIO DEL PROCESSO DI ALFABETIZZAZIONE: NEL CORSO DELLA CARRIERA SCOLASTICA: |
- ritardo nelle principali tappe di acquisizione del linguaggio (prime parole, frasi minime...)
- confusione dei suoni nella pronuncia delle parole (tole per "sole"...) - omissioni, inversioni di lettere / sillabe nella parola - inadeguatezza nei giochi linguistici (rime...) - capacità a segmentare / fondere le parole e i suoni - lentezza nell'acquisizione delle corrispondenze grafemo-fonema - errori di scrittura (inversione/ omissione lettere, sillabe) - scarsa discriminazione di grafemi che differiscono per piccoli particolari visivi (e/a; m/n) o sonori (f/v; d/t); - difficoltà di decodifica sequenziale (saltare, ripetere lettere; perdere il segno o la riga...) - altre caratteristiche riscontrabili: difficoltà nell'apprendere informazioni in sequenza (tabelline, mesi dell'anno), confusione spazio-temporale, anomia - lettura lenta, stentata, con errori e anticipazione errata delle parole lette; - separazioni/fusioni illegali; - difficoltà nella comprensione e nello studio; - difficoltà nell'espressione verbale dei concetti; - scarsa motivazione o rifiuto verso le attività scolastiche; |
COSA FARE ?
--> CONFRONTARSI CON GLI INSEGNANTI: se si hanno dubbi su eventuali difficoltà che si riscontrano nel bambino o se gli stessi insegnanti avanzano la possibilità che vi possa essere un D.S.A., il confronto delle osservazioni sul bambino nei diversi contesti, casa e scuola, può permettere di chiarire alcuni dubbi.
--> EFFETTUARE UNA VALUTAZIONE DIAGNOSTICA: il modo per certificare la presenza o assenza di un D.S.A. è la valutazione tramite specifici test standardizzati. Tale valutazione può essere fatta dalla fine della seconda classe primaria, per la lettura, e della terza, per il calcolo. Ma, poiché l'utilità di un intervento tempestivo sia come riabilitazione che come metodo di studio è ampiamente riconosciuta, è possibile effettuare delle ipotesi diagnostiche anche prima di tale età.
--> INTERVENIRE IN MANIERA TEMPESTIVA E MIRATA: ogni bambino è un mondo unico e irripetibile, con il proprio modo di "essere dislessico"; per questo è indispensabile che gli interventi siano personalizzati sia sulle individuali caratteristiche neuropsicologiche, che sui personali vissuti emotivi e relazionali.
--> EFFETTUARE UNA VALUTAZIONE DIAGNOSTICA: il modo per certificare la presenza o assenza di un D.S.A. è la valutazione tramite specifici test standardizzati. Tale valutazione può essere fatta dalla fine della seconda classe primaria, per la lettura, e della terza, per il calcolo. Ma, poiché l'utilità di un intervento tempestivo sia come riabilitazione che come metodo di studio è ampiamente riconosciuta, è possibile effettuare delle ipotesi diagnostiche anche prima di tale età.
--> INTERVENIRE IN MANIERA TEMPESTIVA E MIRATA: ogni bambino è un mondo unico e irripetibile, con il proprio modo di "essere dislessico"; per questo è indispensabile che gli interventi siano personalizzati sia sulle individuali caratteristiche neuropsicologiche, che sui personali vissuti emotivi e relazionali.
E POI ?
PROMUOVERE UNA SEMPRE MAGGIORE AUTONOMIA NELLO STUDIO, attraverso l'uso degli adeguati strumenti compensativi e dispensativi;
COLTIVARE I TALENTI e le predisposizioni del proprio figlio, incoraggiandolo e sostenendolo nell'esplorazione delle proprie inclinazioni e delle passioni extrascolastiche.
COLTIVARE I TALENTI e le predisposizioni del proprio figlio, incoraggiandolo e sostenendolo nell'esplorazione delle proprie inclinazioni e delle passioni extrascolastiche.
E IN FAMIGLIA ?
COMPRENDERE GLI STATI D'ANIMO del ragazzo. La comprensione è il primo passo verso la risoluzione del problema. Così come con la diagnosi si comprendono le difficoltà specifiche, con il cuore è necessario comprendere le esigenze emotive di un bambino che si trova a fare sempre molta più fatica dei suoi compagni per arrivare agli stessi risultati e per questo - in modo più o meno forte, più o meno evidente - sviluppa dei sentimenti negativi verso la scuola.
POCHE REGOLE, PRECISE, per contribuire a "strutturare" il bambino senza "incatenarlo".
Quando un bimbo con dislessia si trova di fronte a quella che a lui sembra una montagna di compiti, tutto vorrebbe fare fuorché sedersi a quella scrivania. E anche quando si decide e, con tutto il suo impegno e la sua buona volontà, si mette davanti a quelle pagine, la fatica che il compito gli richiede utilizzerà tante energie da doversi fermare spesso a riposare un po'. Non tenerne conto significa sottoporre al bambino richieste più grandi di quelle che può sostenere, con conseguenti tensioni e frustrazioni.
D'altra parte il bambino ha bisogno di essere incoraggiato e sostenuto a "lottare" contro il desiderio di mollare, con qualche "paletto" ben misurato.
DELEGARE IL SOSTEGNO NELLO STUDIO POMERIDIANO a qualcuno estraneo alla famiglia che, con molta pazienza e senza coinvolgimento emotivo, possa affiancare il bambino nel momento dei compiti. Meglio se si tratta di un tutor esperto di processi di apprendimento!
In questo modo la tensione in famiglia si allenta, ed è più facile anche...
...INDIVIDUARE SPAZI E TEMPI DI FAMIGLIA IN CUI NON SI PARLI DI SCUOLA. Poichè ciò che è legato alla scuola è in qualche modo fonte di stress per il bambino con DSA, la possibilità di godersi momenti di serenità è legata ad attività ed esperienze che non riguardino l'ambito scolastico: condividere una passione o uno sport con i genitori, o un semplice momento di svago permettono di recuperare il lato gioioso della vita in famiglia.
POCHE REGOLE, PRECISE, per contribuire a "strutturare" il bambino senza "incatenarlo".
Quando un bimbo con dislessia si trova di fronte a quella che a lui sembra una montagna di compiti, tutto vorrebbe fare fuorché sedersi a quella scrivania. E anche quando si decide e, con tutto il suo impegno e la sua buona volontà, si mette davanti a quelle pagine, la fatica che il compito gli richiede utilizzerà tante energie da doversi fermare spesso a riposare un po'. Non tenerne conto significa sottoporre al bambino richieste più grandi di quelle che può sostenere, con conseguenti tensioni e frustrazioni.
D'altra parte il bambino ha bisogno di essere incoraggiato e sostenuto a "lottare" contro il desiderio di mollare, con qualche "paletto" ben misurato.
DELEGARE IL SOSTEGNO NELLO STUDIO POMERIDIANO a qualcuno estraneo alla famiglia che, con molta pazienza e senza coinvolgimento emotivo, possa affiancare il bambino nel momento dei compiti. Meglio se si tratta di un tutor esperto di processi di apprendimento!
In questo modo la tensione in famiglia si allenta, ed è più facile anche...
...INDIVIDUARE SPAZI E TEMPI DI FAMIGLIA IN CUI NON SI PARLI DI SCUOLA. Poichè ciò che è legato alla scuola è in qualche modo fonte di stress per il bambino con DSA, la possibilità di godersi momenti di serenità è legata ad attività ed esperienze che non riguardino l'ambito scolastico: condividere una passione o uno sport con i genitori, o un semplice momento di svago permettono di recuperare il lato gioioso della vita in famiglia.
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CENTRO RETE DISLESSIA - TORINO - Via Sagra S.Michele, 50 - [email protected] - 377 3208275 dott.ssa Cattelan